NARCISISMO PATOLOGICO: TRATTI CARATTERISTICI, CAUSE E CURA

Narciso, secondo il mito, era famoso per la sua bellezza. Disdegnava chiunque lo ammirasse; per punizione, gli dei lo costrinsero a innamorarsi della propria immagine. Morì, annegando nello specchio d’acqua in cui amava contemplarsi.

Passato dal mito al linguaggio comune, il termine “narcisista” è sinonimo di “persona dedita al culto esclusivo e sterile di sé o della propria personalità”, come recita un dizionario.

Tuttavia, il termine narcisismo non ha, nel lessico psicologico, una valenza necessariamente negativa: godere dei propri successi ed essere contenti dei riconoscimenti che arrivano dagli altri aiuta a mantenere un adeguato grado di autostima e di amor proprio, (quindi contribuisce ad alimentare, dentro se stessi, un narcisismo sano), ed è una condizione fondamentale per l’equilibrio psichico di ogni persona. 

Chi è il narcisista patologico?

Il termine “narcisismo patologico”, invece, indica un tipo di personalità che basa la propria autostima unicamente sulle conferme che gli arrivano dall’esterno; il narcisista, preoccupato esclusivamente di sè, tende spesso a sopravvalutare in modo megalomanico le proprie capacità e i propri talenti. Smodatamente esibizionista e altezzoso, ha bisogno di sentirsi sempre al centro dell’attenzione; si dimostra freddo e calcolatore, e soprattutto incapace di sincerità ed empatia nei confronti degli altri.

Secondo il DSM V (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), i criteri che permettono di diagnosticare il Disturbo Narcisistico di Personalità sono i seguenti:

  • La persona ha un senso grandioso d’importanza (ad es., esagera risultati e talenti, si aspetta di essere considerato superiore senza un’adeguata motivazione).
  • È assorbita da fantasie di successo, potere, fascino e bellezza illimitati, o di amore ideale.
  • Crede di essere speciale e unico e di poter essere capito solo da, o di dover frequentare, altre persone (o istituzioni) speciali o di classe sociale elevata.
  • Richiede eccessiva ammirazione.
  • Ha la sensazione che tutto gli sia dovuto (cioè l’irragionevole aspettativa di speciali trattamenti di favore o di soddisfazione immediata delle proprie aspettative).
  • Sfrutta i rapporti interpersonali (cioè approfitta delle altre persone per i propri scopi).
  • È incapace di riconoscere o di identificarsi con i sentimenti e le necessità degli altri.
  • È spesso invidiosa degli altri, crede che gli altri lo invidino.
  • Mostra comportamenti o atteggiamenti arroganti e presuntosi.

narcisisti anonimi

Quali sono le cause del narcisismo patologico?

Diverse sono le ipotesi che cercano di spiegare come si generi e si sviluppi una personalità di tipo narcisistico. Secondo A. Miller, il narcisista patologico è la persona che da bambino è stato considerato, dai genitori, come una propria “appendice narcisistica”: non apprezzato per ciò che è veramente, ma unicamente per il ruolo che gli è stato affidato in seno al gruppo familiare, quello di realizzare le ambizioni dei genitori, alimentando la gloria della famiglia.

All’interno di una relazione parentale di questo tipo, il bambino vive un’atmosfera di continua valutazione: ogni volta che il bambino deluderà i genitori, sarà direttamente o indirettamente criticato.

Questo atteggiamento genitoriale impedisce, nel bambino, la formazione di un’immagine stabilmente positiva di sè, che integri pregi e difetti in maniera armonica. Genitori che non ammettono sbavature rispetto a un’immagine idealizzata del figlio, lo spingeranno a temere di non essere amato a causa delle sue debolezze: il bambino si vergognerà molto delle proprie mancanze, e tenderà quindi sempre a negarle.

In un quadro evolutivo di questo tipo, la vergogna diventa quindi l’affetto fondamentale, nucleare, alla base della personalità narcisistica. Il narcisista vive nell’illusione della propria grandiosità, cerca il successo, segue l’idea di perfezione assoluta, brama la considerazione e l’ammirazione degli altri per nascondere a se stesso l’insopportabile vergogna per i propri difetti e le proprie debolezze, che considera inaccettabili.

E l’invidia verso l’altro diventa la naturale conseguenza di questo vissuto: il narcisista, che vive nella costante paura di essere scoperto nelle proprie fragilità, si angustia in un pervasivo senso di vuoto interiore, e prova una lancinante invidia nei confronti delle le persone, che considera forti e ammirabili, e che vede possedere quelle risorse che potrebbero compensare le sue mancanze.

Il mondo relazionale del narcisista

Se la persona narcisista può godere di importanti successi in campo professionale, la qualità delle sue relazioni interpersonali si dimostra, invariabilmente, patologica.

Il narcisista non è in grado di costruire rapporti equilibrati e sani, in cui è necessario essere anche disposti a donare, oltre che a ricevere. Non è capace di empatia, non si preoccupa dei sentimenti e delle esigenze altrui, e non è in grado di tollerare le normali ambivalenze che sono parte integrante delle relazioni; non è mai disposto a riconoscere la propria parte di responsabilità nei conflitti interpersonali.

La vera tragedia che affligge il narcisista patologico, quindi, è la sua incapacità di amare: si serve degli altri unicamente per gratificare i propri bisogni, li utilizza al pari di oggetti che possono essere sfruttati e abbandonati senza curarsi dei loro sentimenti. Il bisogno dell’altro è profondo, ma la sua considerazione è assolutamente superficiale.

Nei rapporti di coppia, normalmente, dopo un periodo iniziale all’insegna dell’entusiasmo, il narcisista diventa sempre più critico e distante, portando il partner davvero amorevole a ritirarsi, sfiancato dalla continua assenza di reciprocità. Spesso inanella una serie di relazioni effimere di natura assolutamente opportunistica, nelle quali esaudisce l’esigenza di essere ammirato.

Altra caratteristica peculiare del narcisista è la sua tendenza a mettere in atto un continuo processo di giudizio e valutazione nei confronti di chi ha vicino: le altre persone vengono alternativamente idealizzate se giudicate adatte e utili ad alimentare l’ipertrofia del proprio sé, o irrimediabilmente svalutate se non sono considerate utili a questo scopo.

Il narcisista non sa essere grato: provare gratitudine vorrebbe dir confessare a sé stesso di avere bisogno degli altri, ammettendo la loro importanza. Non può provare rimorso: significherebbe ammettere di potere sbagliare. La sincerità gli è sconosciuta.

 

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Cura e possibilità di cambiamento del narcisista patologico

È particolarmente difficile che una personalità narcisistica arrivi a una consultazione psicoterapeutica: solitamente manca la minima consapevolezza rispetto al proprio problema. Il narcisista raramente si sente a disagio nella sua condizione, anche se fa soffrire molto le persone che ha attorno a sé. (Per inciso: è molto più frequente che siano proprio loro, sfiancate dalle manovre manipolatorie del narcisista, ad arrivare in consultazione).

Dunque difficilmente il narcisista chiederà aiuto; se lo farà prevarrà il desiderio di ricomporre lo specchio infranto, ovvero di trovare qualcuno che lo ascolti e gli dia ragione, e l’illusione che la terapia lo possa aiutare a perfezionarsi ulteriormente, piuttosto che diventare maggiormente sincero e disposto a integrare nel proprio carattere anche i propri umani difetti.

Il lavoro terapeutico con il narcisista è una vera e propria sfida, anche per lo psicoterapeuta più esperto: egli dovrà sopportare il destino di essere idealizzato nel momento in cui il paziente si sentirà gratificato nella propria grandiosità, ma anche invidiato per le qualità che al narcisista mancano, e immediatamente disprezzato e svalutato, quando il narcisista sentirà svelate le sue parti più fragili.

Il terapeuta, quindi, dovrà armarsi di una grandissima pazienza: aspettarsi che il paziente tenti di sabotare la terapia, e che il percorso del cambiamento sia lento e irto di ostacoli, o che possa terminare anzitempo.

Tuttavia il terapeuta avrà raggiunto un grandissimo risultato, se riuscirà ad aiutare il narcisista a rinunciare alla propria tendenza all’onnipotenza, e a introiettare l’idea realistica che tutti siamo imperfetti, e se riuscirà a instillare in lui l’idea che non è vergognoso avere bisogno delle altre persone, verso le quali si può provare rispetto, preoccupazione e gratitudine.

 

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