Tra le molte incombenze che rendono complesso il mestiere di genitore, spicca la necessità di definire limiti e regole di comportamento per i propri figli: compito non facile, ma senza dubbio necessario all’interno del processo educativo. Ma quali sono le corrette modalità per definire regole equilibrate ed utili per i propri figli? La presenza di regole può causare vissuti di frustrazione nei bambini? Quando ed in che modo è opportuno introdurre dei “no”? Queste domande, assolutamente legittime, sono tra le più frequenti che i genitori si pongono, e sono legate all’intuizione che, se da una parte è importante tutelare la libertà di espressione e sperimentazione dei propri figli, dall’altra non è possibile prescindere da limiti e norme che li possano tutelare, proteggere ed indirizzare.
Perché i limiti sono così importanti?
Porre un limite implica l’idea di definire un confine, ma anche di indicare una direzione. Nel processo educativo e di crescita, in primis, il limite è importante perché stabilisce degli spazi e dei tempi differenziati nel mondo esperienziale del bambino, fondamentali nel suo processo di costruzione dell’identità personale. Dopo la nascita, le prime norme che il neonato apprende sono quelle che definiscono, ad esempio, gli orari dell’alimentazione e del sonno. È assolutamente importante che queste attività basilari si susseguano in modo regolare e costante; ciò evita al bambino momenti di ansia, frustrazione e paura eccessivi. Infatti, è anche grazie ai tempi scanditi da queste regolarità che egli inizia gradualmente ad intuire che i suoi bisogni verranno soddisfatti in modi che diventeranno per lui familiari: queste consuetudini regolate generano importanti esperienze di stabilità e fiducia verso i genitori, fondamentali per facilitare il percorso di definizione di un senso di sé saldo ed integrato.
Anche una definizione chiara del proprio spazio fisico personale è particolarmente rilevante per aiutare il bambino di edificare la propria identità: Perché possa differenziarsi dai genitori è importante, ad esempio, che il bambino abbia il proprio letto, la propria stanza (per quanto possibile), ed uno spazio in casa che viva come proprio, nel quale possa giocare liberamente. In questi ambiti, quindi, definire limiti e confini certi significa favorire, nel bambino, lo sviluppo del proprio “io”.
La presenza di limiti e regole, inoltre, è un fattore importante per facilitare il processo di sviluppo delle capacità di regolazione emotiva del bambino. Come detto, dopo la nascita la madre ha il compito di soddisfare i bisogni primari del proprio figlio (la fame, il sonno). Una volta appagati questi bisogni, i genitori si troveranno a doversi confrontare con i desideri via via più complessi: e questi si tradurranno in richieste del bambino che non potranno mai essere completamente esaudite. In questo caso, definire dei limiti significa essere capaci di interpretare il bisogno ed il desiderio del figlio, e quindi decidere quali siano le richieste del bambino alle quali è opportuno accondiscendere. Avere dei confini stabili, in quest’ambito, aiuta il bambino ad imparare ad elaborare, gestire e tollerare i diversi vissuti emotivi, sempre più complessi, con cui inizia a fare i conti: come, ad esempio, la delusione e l’irritazione per vedere il proprio desiderio frustrato. I genitori, quindi, proprio nel momento in cui definiscono i limiti, innescano il processo che porta il bambino ad essere in grado di autoregolare i propri vissuti emotivi.
Infine, i limiti hanno anche un importante ruolo ostativo: impediscono al bambino di superare un confine. Questo, forse, è l’aspetto che ci è più familiare: “questo non si dice, non si fa, non si tocca!”. In questi casi, è indispensabile che le regole che “fermano” siano dotate di un significato plausibile e ragionevole: è quindi fondamentale essere in grado di spiegare al bambino perché gli si impedisce di fare qualcosa, utilizzando riflessioni che egli possa capire: lo aiuteranno a comprendere ed accettare il significato del limite.
Quali sono le altre funzioni dei limiti?
La definizione di confini e di regole permette anche di differenziare i ruoli: ad esempio, quello di genitori da quello di figli, senza che ciò presupponga una relazione di sottomissione dei secondi nei confronti dei primi.
Tracciare dei limiti, inoltre, significa trasmettere in forma pratica delle regole che permettono la convivenza e la collaborazione all’interno dei gruppi e, più in generale, della società, e che al tempo stesso implicano un’assunzione di responsabilità delle proprie azioni.
Ancora, i limiti sono fondamentali, come già accennato, nell’indirizzare lo sviluppo psichico del bambino: è anche la conoscenza e l’accettazione del limite che permette al bambino di maturare la propria capacità di pensiero. Da piccoli, sostenuti da un pensiero ancora largamente “magico”, i bambini hanno l’illusione di essere al centro del mondo, e credono che la realtà possa piegarsi alla loro volontà. Tuttavia, crescere implica anche l’essere in grado di accettare che non siamo onnipotenti, e che non possiamo muoverci nella realtà a nostro capriccio. Per questo motivo, al momento giusto è importante insegnare ai bambini ad accettare i no, a capire che non sempre i nostri progetti si realizzeranno, e che le frustrazioni e le sconfitte possono essere tollerate e digerite, senza che queste diventino delle voragini che affossano la nostra autostima. In questo senso, quando un padre dice un no sensato al proprio figlio, sta assumendo il ruolo di rappresentante della realtà, permettendogli di sperimentare situazioni e vissuti certo anche spiacevoli, ma con i quali è importante che il bambino si familiarizzi, perché, prima o dopo durante il suo processo di crescita, dovrà farci i conti. La possibilità di fronteggiare episodi di frustrazione e difficoltà può avere quini un importante ruolo nell’aiutare i bambini da sviluppare le capacità di confrontarsi con la realtà: senza aver vissuto queste esperienze, ad esempio, uno studente che per la prima volta fallisce una prova, potrà trovarsi così indifeso da non essere capace di fronte ad un esperienza di questo tipo, e magari viverla come devastante, facendo poi molta fatica a rialzarsi e ripartire.
Cosa porta i bambini a trasgredire le regole e a non riconoscere l’autorità degli adulti?
Un bambino può assimilare il significato di norme e regole nella misura in cui riesce ad interiorizzare la figura di un adulto autorevole che le rappresenta. Tuttavia nella nostra società, sembra sia sempre più difficile, per i genitori, esercitare l’autorevolezza che il loro ruolo richiede; e quando ciò non avviene, i bambini fanno molta fatica ad introiettare le regole e le norme sociali. Non è raro osservare bambini che, ad esempio, in ambito scolastico dimostrano molte difficoltà ad accettare limiti e regole, perché non sono abituati ad osservarle a casa. Queste situazioni rendono difficile agli insegnanti ottemperare al loro ruolo di educatori, e possono creare contesti altamente conflittuali: e tuttavia sembra che, per questi bambini, collezionare rimproveri e punizioni sia una condizione comunque preferibile alla sensazione di non essere “regolati”, e quindi sufficientemente considerati, dai propri genitori.
Inoltre, in molte situazioni i genitori possono scegliere un’alternativa più semplice e comoda rispetto alla fatica di definire delle regole: aprire uno spazio di continua contrattazione con i figli. “Se ti comporti bene, se fai i compiti, avrai un regalo”. Nel mantenimento di una modalità di negoziazione permanente con il proprio figlio, il rischio concreto è che egli possa imparare agevolmente a manipolare, o addirittura a tiranneggiare i propri genitori, senza avere modo di interiorizzare il significato ed il valore del limiti.
Come definire regole ragionevoli ed utili?
La capacità di definire e far rispettare le regole è un compito che richiedere tenacia, equilibrio e pazienza, oltre che una buona memoria: ogni genitore sa quanto i figli siano abili a metterci alla prova in questo campo, a volte provocandoci, a volte disarmandoci; riuscendo a volte a farci ridere, ma anche a farci arrabbiare terribilmente. Un presupposto necessario a questo scopo è possedere certa dose di empatia: ovvero la capacità, da parte dei genitori, di comprendere ed immedesimarsi nei bisogni dei figli; e, d’altra parte, la disponibilità da parte dei figli, ad ascoltare i propri genitori.
Quando si definisce una regola, per farne capire il significato può essere utile chiarire al bambino che ha la possibilità di scegliere, spiegandogli in maniera chiara le conseguenze delle proprie azioni: se la regola verrà rispettata, il suo comportamento sarà gratificato; se la regola sarà ignorata o trasgredita, egli ne pagherà la conseguenze: “ti ho chiesto di riordinare i giochi in camera tua: se lo farai in tempo, potrai guardare la televisione prima di cena, altrimenti oggi perderai il tuo cartone preferito. Scegli tu!” Così facendo, il genitore contribuisce ad alimentare un adeguato senso di responsabilità personale rispetto alle proprie scelte ed alla conseguenza delle proprie azioni.
Inoltre, quando si definisce una regola, è fondamentale mostrare un atteggiamento coerente rispetto ad essa, essere in grado di applicarla in maniera chiara e costante, ma anche dimostrare di saperla rispettare in prima persona. L’adulto che non si dimostra in grado di farlo, corre il rischio di perdere credibilità nei confronti del proprio figlio In questo senso, l’esempio pratico gioca un ruolo fondamentale: è estremamente importante che i genitori, per primi, mostrino di saper mantenere comportamenti adeguati alle regole che hanno definito nei confronti dei figli: solo così questi ultimi riusciranno a comprenderne effettivamente il significato ed il valore, e diventerà normale, per loro, poterle rispettare.
Nel momento in cui si decide di punire i comportamenti inadeguati dei propri figli, è anche importante, come accennato sopra, essere in grado di definire delle sanzioni che riportino al bambino il senso della propria responsabilità e delle conseguenze legate al rispettare o non rispettare determinati patti. È fondamentale, quindi, che queste sanzioni siano sensate e ragionevoli, e che il bambino le possa assolvere senza che generino in lui eccessiva frustrazione, angoscia o sensi di colpa. Infatti, se le sanzioni sono eccessive, le conseguenze potranno essere o che il bambino non sia in grado di rispettarle, oppure che il genitore le ritiri: in entrambi i casi, il significato del sistema regola – sanzione risulta compromesso. Inoltre, se l’aderenza alle regole è legata solo alla paura di incappare nella punizione, è evidente che, nel momento in cui la minaccia della sanzione viene cadere, per il bambino non ci sarà più ragione di rispettarle.
Per concludere, è importante considerare che, nel processo di crescita dei bambini, vi saranno momenti di passaggio in cui sarà necessario rinegoziare insieme a loro le “regole del gioco”, così come le loro conseguenze. Trovare la giusta misura per farlo non è un compito semplice; tuttavia è necessario, per un genitore, avere la consapevolezza che dovrà sempre essere lui ad avere la responsabilità e l’autorevolezza per “avere l’ultima parola” al riguardo.