Sappiamo che l’adolescenza è una tappa particolarmente complessa dello sviluppo personale: costretti a rinunciare definitivamente a essere bambini, gli adolescenti devono affrontare una serie di cambiamenti fisici e psicologici particolarmente rilevanti, che li traghetteranno a costruire la propria nuova identità di giovane adulto.
Sappiamo anche che raramente questo processo si dipana in maniera lineare; a volte esperito in maniera più tranquilla, altre volte può essere vissuto in modo molto turbolento e irrequieto dagli stessi protagonisti, e ripercuotersi in maniera rilevante anche sulle dinamiche familiari.
Trasformazioni adolescenziali
I cambiamenti più evidenti che gli adolescenti devono integrare nella propria persona sono quelli fisici: esperienze come il menarca, le mestruazioni, le polluzioni notturne catapultano i ragazzi nel mondo della sessualità adulta. Tali cambiamenti, spesso vissuti come imposti dall’esterno, e assolutamente incontrollabili, possono portare a vissuti di imbarazzo, timidezza e vergogna.
Per accettare queste trasformazioni l’adolescente è chiamato a svolgere un importante lavoro mentale, ovvero l’”elaborazione del lutto” della perdita del proprio corpo di bambino; tale impegno non sempre si rivela agevole, e in alcuni casi può risvegliare ansie e paure significative.
I mutamenti fisici sono accompagnati, di pari passo, da cambiamenti psicologici importanti, cognitivi ed emotivi, che devono armonizzarsi nella nuova identità dell’adolescente.
Nel percorso che lo porta a raggiungere questo importante traguardo identitario, all’adolescente può capitare di vivere una situazione per certi versi paradossale nei confronti dei propri genitori. Da una parte sente di avere ancora bisogno della loro presenza, come “base sicura” che gli permetta di esplorare con maggiore tranquillità le nuove realtà ed esperienze di vita con cui dovrà confrontarsi; dall’altra ha bisogno di definirsi come persona nuova e originale proprio separandosi da loro, mettendo in discussione le loro opinioni, i loro insegnamenti e i modelli di vita che i genitori gli offrono. Per questo motivo, i ruoli e le funzioni all’interno della famiglia vanno profondamente rinegoziati, a volte con fatica e difficoltà da ambo le parti.
La separazione dai genitori e il ruolo dei pari
I genitori, in particolare, saranno costretti a bere l’amaro calice della de-idealizzazione: considerati dal figlio – bambino come esseri onniscienti e onnipotenti, mano a mano che il percorso di crescita fisica, emotiva e cognitiva dell’adolescente prosegue, devono accettare di essere vissuti non più come modelli, ma come persone “reali”, con i propri pregi e i propri difetti: e di essere considerati anche come esseri vulnerabili, non più in grado di offrire al loro figlio il senso di incrollabile sicurezza che ricercava da bambino.
Il processo di distacco nei confronti dell’immagine idealizzata di propri genitori non è sempre facile: è spesso accompagnato, nell’adolescente, da forti e ingombranti vissuti emotivi, che possono oscillare tra tristezza, rabbia e disillusione. In particolare, in questo percorso di “affrancamento forzato” dalle figure familiari di riferimento possono coesistere, nella mente adolescente, forti ambivalenze tra la necessità e il desiderio di diventare adulti e indipendenti, e la paura nel navigare in un mare ancora sconosciuto, che li può portare a vagheggiare il ritorno verso il porto sicuro dell’infanzia.
Nel momento in cui affronta questo complicato processo di separazione e individuazione l’adolescente, quindi, potrà sentirsi tremendamente insicuro e confuso: timoroso delle sfide da affrontare, potrà cercare evitarle sottraendosi a ogni tipo di contatto sociale, rifugiandosi nell’inattività e nell’anedonia, vivendo periodi di forte sofferenza depressiva.
Oppure, al contrario, l’adolescente potrà percepire la sensazione di aver perso una parte importante di sé, e potrà cercare di difendersi da questo doloroso vissuto attraverso reazioni di tipo maniacale: dimostrandosi oppositivo e ribelle, fino a diventare decisamente eversivo e sprezzante nei confronti dei genitori.
In questo secondo caso, i genitori potranno sentirsi travolti da questo furore iconoclasta e dalle forti emozioni che accompagnano i cambiamenti adolescenziali: anche a loro toccherà prendere posto sulle “montagne russe”. E potranno tollerare ciò solo se sapranno comprendere che questi modi di agire sono, in quel momento, “necessari” al figlio per definire la propria identità anche attraverso l’imposizione di una netta separazione nei loro confronti. Se riusciranno a farlo, sapranno capire che il giro di giostra, come ha avuto un inizio, arriverà anche ad avere un termine.
Quando questi percorsi di cambiamento sono vissuti in modo fortemente conflittuale e ambivalente, l’adolescente sarà alla continua ricerca di nuovi modelli di identificazione, che lo possano aiutare nel suo processo di autoaffermazione e di creazione della propria identità personale e differenziata: e in ciò, tutto ciò che ha a che fare con il mondo “adulto” potrà essere messo in discussione.
Per questo motivo il gruppo dei pari diviene il luogo nel quale i ragazzi sono naturalmente portati a ricercare nuove figure di riferimento al di fuori della famiglia. Il gruppo rappresenta un terreno che diviene una sorta di “laboratorio sociale” in cui sperimentarsi e iniziare a creare nuove modalità di relazione con l’altro.
Nel gruppo l’altro diventa specchio in cui poter rivedere i propri dubbi e le proprie paure, rivelandosi quindi un importante supporto alla creazione delle propria identità; il gruppo, inoltre, può assolvere anche alla funzione di “rifugio sicuro”, ruolo che l’adolescente non riconosce più alla propria famiglia.
I bisogni di sperimentazione degli adolescenti, il bisogno di controllo dei genitori
Il percorso di evoluzione adolescenziale, fortunatamente, non è fatto solo di tumulti relazionali, ma è anche un periodo di ricerca, sperimentazione, esplorazione e scoperta, che possono avere corso in diversi ambiti: intellettuale, estetico, politico, sociale, financo religioso. Questo percorso di ricerca può essere, per l’adolescente, particolarmente appassionante ed emozionante.
In alcuni casi, questi “movimenti” potranno mantenersi all’interno di confini tollerabili; in altri, andranno a rasentare condotte di rischio preoccupanti, come l’abuso di sostanze, comportamenti sessuali azzardati, atti impulsivi, pericolosi o francamente delinquenziali.
In questi casi, per i genitori è particolarmente difficile mantenere una posizione equilibrata tra la necessità di comprensione del comportamento del figlio adolescente, e il bisogno di imporgli dei limiti, che lo possano aiutare e soprattutto tutelare.
Se da una parte un eccesso di controllo genitoriale può inibire la capacità di ricerca dei giovani, dall’altra la rinuncia a esercitare la propria funzione di autorità e di demarcazione dei limiti può esporre gli adolescenti a situazioni pericolose, e a creare forti angosce in loro.
A quest’età i ragazzi non hanno acquisito capacità di giudizio mature che possano consentire loro di autoregolarsi: la presenza, la guida, l’autorevolezza, e in alcuni casi, anche la vigilanza da parte dei genitori risultano ancora fondamentali.
Per questo motivo è indispensabile che i genitori sappiano dare loro regole chiare: che abbiano un certo grado di flessibilità ma che siano anche sicure e contenitive. Questi limiti potranno essere negoziati e modulati attraverso il dialogo e l’ascolto; come le corde di un “ring”, potranno essere dotati di un certo grado di elasticità, ma, allo stesso tempo, dovranno anche sapere definire un limite netto e invalicabile.
Il “lavoro interno” dei genitori
In definitiva, nelle complesse dinamiche familiari messe in moto dai percorsi adolescenziali, anche ai genitori toccherà di compiere un complesso lavoro interno: in primis, elaborare il lutto della perdita del loro figlio bambino, e inoltre accettare di essere detronizzatati dal loro status di “eroi”, che il figlio non è più disposto a riconoscere loro.
Dovranno sopportare tutti i tumulti collegati con la definizione di una nuova identità da parte del figlio, accettando anche di sentirsi allontanati, a volte financo rifiutati da lui, ma al tempo stesso mantenendosi disponibili ad accettare episodici momenti di regressione alla dipendenza infantile.
In alcuni casi, avranno bisogno di lavorare sui propri sentimenti di invidia che può provocare la crescita e lo sviluppo della sessualità del figlio: cambiamento che coincide con la necessità, per i genitori, di accettare la perdita della propria giovinezza.
In questo processo di accettazione e cambiamento sollecitato dall’adolescenza del figlio, sarà importante che i genitori tengano viva nella propria mente una convinzione: ovvero che, per quanto questa tappa dello sviluppo personale e famigliare posse essere laboriosa e complessa, allo stesso tempo potrà essere estremamente creativa e fertile, e diventare un’occasione di crescita ed evoluzione da ambo le parti.
Potrà, ad esempio, far scoprire ai genitori che è possibile costruire con il figlio una relazione paritaria, basata su uno scambio “da adulto ad adulto”; infine, i genitori potranno iniziare a cogliere i frutti e le soddisfazioni che derivano del loro impegno di educatori dei propri figli.