COME AFFRONTARE LA DEMENZA

La demenza è definita come una malattia cronica e degenerativa, caratterizzata dalla perdita delle funzioni cerebrali che porta a un declino importante delle capacità cognitive della persona. Nella definizione di demenza rientrano diverse patologie: le demenze “primarie”, tra le quali la malattia di Alzheimer rappresenta circa il 60% dei casi, e quelle “secondarie”, causate da altre condizioni patologiche.

Si stima che circa il 5% delle persone al di sopra dei 65 anni soffra di demenza; tale percentuale sale al 20% nelle persone maggiori di 80 anni. Secondo alcune proiezioni, dato il progressivo invecchiamento della popolazione, i casi di demenza nei paesi occidentali potrebbero triplicarsi nei prossimi 30 anni.

I principali sintomi della demenza

Le principali manifestazioni della demenza riguardano la sfera cognitiva: causano un progressivo declino delle capacità di attenzione, di memoria, di orientamento e di linguaggio, e in seguito anche delle abilità pratiche e delle capacità di riconoscere le persone e gli oggetti, anche quelli di uso comune. Inoltre si verificano frequentemente anche disturbi dell’umore e del comportamento, come agitazione psicomotoria, aggressività e tendenza al vagabondaggio, e disturbi del pensiero come allucinazioni e deliri. Nelle fasi avanzate della malattia, prevalgono forte apatia e inerzia motoria. La malattia ha quindi un impatto particolarmente forte, non solo sulle persone che ne soffrono, ma anche sui familiari che se ne prendono cura, spesso disorientati e impreparati nell’affrontare cambiamenti così radicali nelle capacità e nei comportamenti del proprio caro.

Come relazionarsi con le persone sofferenti di demenza

Alcuni suggerimenti pratici possono quindi essere particolarmente utili. È importante, ad esempio, semplificare l’ambiente in cui la persona vive, rimuovendo oggetti e stimoli che, non essendo più riconosciuti, possano creare confusione. La memoria può essere supportata attraverso l’uso di ausili mnestici esterni (diari, suonerie), e attraverso il «riorientamento alla realtà», dando spesso, durante la giornata, informazioni anche semplici: dove ci troviamo, qual è il nome dei familiari. Per rallentare il declino delle capacità pratiche, è buona cosa scomporre azioni complesse in gesti semplici (ad esempio, chiedendo alla persona con demenza, non «aiutami ad apparecchiare», ma «aiutami a mettere i piatti», «aiutami a mettere i bicchieri»), e sostituendosi alla persona il più tardi possibile, solo quando è inevitabile.

Quando ci si confronta con manifestazioni di aggressività, è importante tenere conto che queste sono risposte a minacce percepite dalla persona; sarà quindi importante cercare di capire qual è la fonte che la scatena, evitando di «sgridare» o sanzionare il comportamento, e agire parlando con calma, sicurezza, e in modo affettuoso: elementi di comunicazione non verbale che possono essere rassicuranti per la persona.

Se si presentano allucinazioni e deliri è importante non smentire queste convinzioni, ma mostrare che si comprende lo stato d’animo della persona. Assecondare i discorsi, cercare di tranquillizzare e sviare l’attenzione su qualche attività gradita, calibrata sugli interessi della persona, può essere utile per riportala alla realtà. Infine anche vagabondaggio ed affaccendamento sono modalità che, probabilmente, aiutano a scaricare l’ansia: in questi casi, può essere utile lasciare che la persona si muova in un ambiente il più sicuro possibile, e lasciarlo compiere i suoi gesti ripetitivi, fornendo materiale che possa manipolare senza pericoli, valorizzando le competenze che ancora mantiene.

Possibili interventi terapeutici

Nelle persone sofferenti di demenza, a fronte della progressiva perdita delle capacità cognitive, sopravvive però, in maniera particolarmente forte e significativa, la capacità di provare emozioni e sentimenti. Per entrare in contatto con loro diventa fondamentale sintonizzarsi su questo registro, parlando il linguaggio delle emozioni in maniera autentica e profonda, sforzandosi di cogliere la loro esperienza interiore.

Per questo motivo, le strutture residenziali che accolgono gli anziani con demenza spesso sperimentano e utilizzano attività “terapeutiche” basate su queste premesse, che possano rivelarsi molto utili. Ad esempio, le esperienze di musicoterapia utilizzano il linguaggio musicale perché questo, portatore di forti emozioni, è compreso anche dalle persone con deficit cognitivi molto importanti, e può agire a livello relazionale e affettivo portando conforto e benessere alla persona.

Allo stesso modo, anche le esperienze di “pet therapy” dimostrano che l’esperienza con il cane o con altri animali, “compagni” familiari della vita di molti anziani, diventa parte di una relazione di grande impatto emotivo. Attività di gioco e di cura verso il cane suscitano vissuti molto intensi e profondi, che possono diventare momenti di importante benessere emotivo.

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Altra attività saldamente sperimentata nelle strutture per anziani è la “doll therapy”: tramite l’accudimento della bambola terapeutica (una bambola con specifiche caratteristiche che la rendono particolarmente adatta alle persone con deterioramento cognitivo), la persona può mantenere vive importanti relazioni affettive. È riconosciuto che tale attività facilita processi emozionali positivi e il rilassamento, contribuendo a contenere i disturbi del comportamento.

In conclusione, quindi, per accompagnare nella maniera più umana ed efficace le persone sofferenti di demenza, è importante fare percepire loro il nostro attaccamento tenendo conto che, quando la parola non arriva più, perché non può essere compresa, la vicinanza e l’amore possono comunque essere trasmessi attraverso il linguaggio dell’emozione e dell’affetto.

Ti consiglio infine di leggere il mio post sui disturbi depressivi. Se volessi invece incontrarmi per una consulenza, clicca qui.