CORONAVIRUS: COME ARGINARE LO “TSUNAMI” EMOTIVO

Coronavirus: una parola a tutti sconosciuta fino ad alcuni mesi fa, che ora danza ossessivamente sulla nostra bocca, e satura le nostre comunicazioni. Una malattia che, da un giorno all’altro, ha gettato al vento le nostre certezze e sconvolto le nostre abitudini di vita. Una situazione che sfugge alle nostre possibilità di gestione e di controllo, che ci fa sentire, improvvisamente, impotenti e impauriti.

In circostanze come questa è normale provare paura: è un’emozione primaria, innata, universale, assolutamente utile e necessaria, se permane entro una certa soglia, perché ci permette di identificare i rischi presenti nel nostro ambiente, e utilizzare le nostre capacità per reagire adeguatamente a una situazione di pericolo. Non provare nessuna paura, in questo momento, potrebbe portarci a negare o quantomeno sottovalutare il pericolo coronavirus. Tuttavia, se la paura diventa eccessiva, può avere l’effetto di “paralizzare” le nostre competenze cognitive più evolute; e se vira nel panico, ci impedisce di essere efficaci nelle nostre azioni, e ci porta a mettere in atto atteggiamenti irrazionali, insensati o potenzialmente dannosi, per noi o per la collettività (facile, in questo caso, ricordare i recenti saccheggi dei supermercati, e gli assalti ai treni nella fantasia di poter “scappare” dall’epidemia).

Le situazioni che ci impauriscono, che ci disorientano, che mettono a soqquadro le nostre certezze e le nostre abitudini, possono suscitare in noi anche una buona dose di frustrazione e di rabbia: altra emozione che, se non controllata, può portare ad atteggiamenti irragionevoli e pericolosi. Ne è un esempio la ricerca di “capri espiatori” su cui sfogarla (le istituzioni che non ci aiutano abbastanza; le persone che trasgrediscono le regole). Mai come ora, soprattutto nel web, notiamo quanto questa rabbia irrazionale sia contagiosa: i profili social pullulano di novelli Torquemada, pronti a mandare al rogo presunti “untori” arbitrariamente individuati (prima i cinesi; poi i lombardi venuti a sciare sulle nostre montagne; ora anche il vicino di casa che passeggia nel bosco), in un vortice delirante, in cui l’esame di realtà sembra improvvisamente liquefarsi.

Coronavirus: cosa fare in questa situazione?

Cosa fare, in questa situazione, per non farci travolgere dallo tsunami di queste emozioni, che possono essere tanto forti e brutali? Cosa fare per riuscire ad arginarle e contenerle, e poter pensare e agire in maniera sensata e razionale?

  • Innanzitutto, cerchiamo di conoscere più approfonditamente la situazione che stiamo vivendo: la conoscenza ci aiuta ad agire razionalmente e in maniera adeguata, e alimenta il nostro senso di autoefficacia. A questo scopo è opportuno selezionare gli organi di informazione ufficiali e riconosciuti come affidabili (ad esempio il Ministero della Salute, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Istituto Superiore di Sanità, la Protezione Civile), seguendo i consigli e le prescrizioni che ci comunicano.
  • Evitiamo però la ricerca compulsiva di informazioni, atteggiamento inutile e dannoso. Lasciarci andare alla “bulimia digitale” rischia di farci assorbire, come realtà oggettive, notizie infondate e “fake news” di ogni genere e foggia, che contribuiscono unicamente ad alimentare ansia e preoccupazione. In questo momento ci è più utile praticare la sobrietà: non è necessario opinare su ciò che non conosciamo, e tanto meno polemizzare o insultare. Sono atteggiamenti di espressione distruttiva della nostra rabbia, proprio nel momento in cui è importante essere costruttivi e dare il nostro contributo nel prenderci cura della nostra comunità.
  • Assumiamo dentro di noi la consapevolezza che stiamo vivendo un problema collettivo, non individuale, e che la strategia più efficace per superarlo è quella di remare tutti nella stessa direzione: ovvero agire in maniera responsabile, coltivando l’empatia, il rispetto, ma soprattutto la solidarietà.
  • Non facciamoci imprigionare nella stretta gabbia del rimuginio, attività mentale che contribuisce a farci sentire più deboli, fragili e insicuri: piuttosto cerchiamo di alimentare pensieri produttivi. Definiamo progetti, creiamo azioni concrete e utili per la nostra quotidianità, che ci permettano di abitare questo tempo “nuovo” in maniera costruttiva e proficua.
  • Troviamo il coraggio di condividere le nostre preoccupazioni, i nostri vissuti e le nostre emozioni con persone che sentiamo vicino, di cui ci fidiamo: sperimentare che anche gli altri le possono comprendere è il primo passo per “bonificarle”, per disinnescare la loro possibile carica negativa, e per poterle meglio tollerare e utilizzare in modo proattivo.
  • Coltiviamo l’umorismo: permettiamoci di ridere, non di ciò che sta accadendo, ma nonostante ciò che sta accadendo. Essere capaci di farlo non vuol dire essere superficiali, ma significa saper vivere con leggerezza, una delle più importanti forme di saggezza e di equilibrio psicologico.

Aiuto psicologico e iniziativa “psicologionline”

È importante ribadire che tutti noi, in questo momento, ci stiamo confrontando con una esperienza sconosciuta e sconvolgente, che sta mettendo alla prova la nostra stabilità emotiva. Per questo, può capitare di sentirsi sopraffatti dal disagio, dall’ansia e dall’angoscia, di non essere in grado fare ordine tra i propri vissuti, i proprie pensieri e le proprie emozioni: in questi casi, può essere particolarmente utile cercare un aiuto professionale da parte di un professionista della salute mentale.

A questo proposito, voglio segnalare l’iniziativa “psicologionline”, promossa dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, che offre, a chi ne senta il bisogno, la possibilità di poter contattare (tramite piattaforma Skype o telefono) un gruppo di psicologi e psicoterapeuti, tra i quali troverete anche il mio nome, disponibili a consulenze, colloqui e azioni di supporto psicologico anche a titolo gratuito.

Fonti principali:

 Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi

Ordine degli Psicologi della Provincia di Trento

 

 

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